La molagna o trotiera (detta anche rudun)

Un altro attrezzo di pesca per la traina è la “molagna” detta anche rudun o trotiera, si tratta di un grosso mulinello a tamburo rotante, costruito in modo artigianale, con vari materiali quali legno, faesite, alluminio, ecc. accessoriato da una rudimentale frizione e un sistema di antiritorno costituito da una rotella dentata. Sul tamburo sono avvolti circa 200 metri di filo di acciaio dello 0.40 di diametro detto "trave", (anni fa si utilizzava del filo di rame), recante all’estremità un grosso moschettone al quale viene agganciato un piombo di peso variabile tra i 100 e i 300 grammi, ma può arrivare anche al chilogrammo. Sul filo d’acciaio partendo dal piombo salendo a intervalli regolari compresi fra i 3 ed i 5 metri, vi sono degli attacchi a snodo, da un minimo di 5 a un massimo di 10 (vedi disegno sotto a sinistra) ai quali vengono agganciati dei braccioli in monofilo di nylon lunghi circa 2 metri, di diametro variabile dallo 0.25 allo 0.35, con agganciata ad ognuno un'esca artificiale (cucchiaio ondulante), o naturale (pesce vivo o morto). Per facilitare il trasporto dei terminali e le operazioni di avvolgimento e svolgimento durante la calata e il recupero del trave della molagna,  si avvolgono su  pratici telaietti in legno chiamati aspi.

Azione dì pesca:

Una volta fissato il mulinello a lato dell’imbarcazione, procedendo a velocità lentissima, si applica il piombo al filo d’acciaio, poi lo s'incomincia a calare in acqua e ad ogni attacco snodato si collega il terminale in nylon con l’esca. Una volta allestiti tutti i terminali, lasciamo scendere alla profondità d’azione le esche e poi agganciamo il filo d’acciaio ad un rudimentale ma efficace segnalatore di abboccata costituito da un robusto elastico con un gancio al quale è fissata una campanella che ci avviserà di eventuali tremolii sul trave. Quando ci accorgiamo dell’avvenuta cattura,  procediamo al recupero con il grosso mulinello e man mano che i braccioli con le esche escono dall’acqua, vanno avvolti di nuovo sull’aspo e staccati dal trave, per consentire il recupero del bracciolo dove ha mangiato la nostra preda.
Con questa tecnica s'insidiano principalmente le trote di lago ma non è raro catturare anche lucciperca, cavedani, lucci e qualche persico di buona taglia.