Sezione dedicata ad alcune tecniche di pesca praticate dalla riva

Pesca degli agoni

Pesca a striscio con l’amettiera

La pesca dell’agone a striscio con l’amettiera è forse la più diffusa tra i pescatori dilettanti, è una tecnica che non comporta dei costi eccessivi d’attrezzatura e può essere praticata anche dai neofiti. Le zone dove pescare gli agoni nel sistema che descriverò, sono localizzate in spiagge e passeggiate lungolago, l’importante che vi sia una gronda che degrada dolcemente in acqua, con fondale ciottoloso o ghiaioso. Il periodo migliore per questa tecnica è dall’apertura dell’agone, circa la metà di giugno fino a luglio inoltrato, a secondo delle stagioni, ma in certi luoghi è possibile imbattersi in questi pesci anche prima del periodo di chiusura, gia dalla fine di aprile. Per quanto riguarda l’attrezzatura, basta avere una canna da lancio sui 4 metri ad azione media di punta tipo trota laghetto, un mulinello con capienza di circa 150 metri di filo dello 0.20 , alcuni piombi a oliva con anima interna in ottone di grammatura tra gli 8 e i 20 grammi od altri similari, ed in fine delle amettiere appositamente realizzate per questa pesca. Per preparare la montatura procediamo nel seguente modo: preparata la canna fissiamo l’amettiera al filo del mulinello tramite una girella con moschettone,  ed infine in fondo ad essa agganciamo il piombo, questa lenza viene utilizzata nel vicino lago Maggiore, mentre qui sul Lario si utilizza una montatura con piombo prima dell'amettiera realizzata come segue: al filo del mulinello fissiamo un piombo ad oliva di quelli con anima interna di ottone (quelli con gli occhielli alle estremità), poi a questo fissiamo l'amettiera che sarà libera di svolazzare. Con quest'ultima montatura, quando si lancia bisogna stare ben attenti a rallentare il filo col dito indice prima che il piombo entri in acqua, per far distendere il tutto senza aggrovigliare. I momenti migliori per pescare gli agoni sono la sera, un paio d’ore prima dell’imbrunire, oppure le giornate con fenomeni temporaleschi  o un po’ ventose, ma a volte capita che in piena attività, si prendano per tutto il giorno. L’azione di pesca è molto semplice, se si opera da una spiaggia, si lancerà al largo e dopo pochi secondi s’incomincia a recuperare a velocità media o alta, imprimendo piccoli strappi all’indietro con la canna, che sarà tenuta bassa, quasi con la vetta a sfiorare l’acqua, mentre se si pesca da posizione rialzata (lungolago, muretto, ecc.) dopo aver lanciato, si abbassa la canna in posizione verticale all’esterno del parapetto o muretto e si recupera come ho citato in precedenza. La mangiata dell’agone a volte è un colpo violento sulla canna, mentre altre volte si sente come un brusco appesantimento della lenza, in entrambi i casi basta una leggera ferrata per poterlo recuperare in tutta tranquillità, senza però cedere troppo filo, per evitare di perderlo.

Realizzazione dell’amettiera:

L'amettiera viene realizzata su un pezzo di filo dello 0.16/0.18, lungo circa 3 mt. legando un amo ogni 50 cm. tramite una piccola asola, sistemando, l'ultimo amo terminale se si utilizza a svolazzo  (più precisamente con piombo prima dell’amettiera), oppure con due asole, una all’inizio e una alla fine, munite di girella con moschettone,  per agganciare il filo della canna e il piombo terminale dopo l’amettiera. Per realizzare delle semplici ma efficaci "moschette" si possono usare delle perline colorate, quelle per fare le collane, utilizzando degli ami tipo grub dorati del n° 10, infilare le perline fino ad arrivare a qualche millimetro prima della curvatura dell'amo, quindi fare una legatura di pochi millimetri con del cotone colorato o del tinsel argento e fissare il tutto con una goccia di colla cianoacrilica tipo Attak, le fasi di realizzazione sono nella sezione "Fai da te". Generalmente i colori più catturanti sono quelli chiari, specialmente con acqua torbida.

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Cavedani con la scalarina

I primi anni che iniziai a frequentare il Lario ero giovanissimo e mi ricordo che all'età di 13 anni, abitando ad una ventina di km. dal lago, la domenica mattina in compagnia di amici prendevo il primo treno per recarmi a pescare a Como. A quei tempi non avevo molta esperienza ma comunque l'obiettivo delle mie battute di pesca erano sempre pesci di taglia, in particolare cavedani e  pighi. Come accennato, li andavo a pescare a Como e il mio luogo preferito era la diga foranea della quale dopo alcuni anni di frequentazione, conobbi vita morte e miracoli. Sapevo dove pescare a canna fissa oppure a lancio, dove insidiare cavedani o pighi e dove trovare anguille e tinche, al punto che, nella società di pesca dove ai tempi gareggiavo mi avevano attribuito il soprannome di "Re della diga". La mia tecnica preferita era con canna bolognese e galleggiante scorrevole, della quale parlerò in questo articolo.

L'attrezzatura per questa pesca è composta da una canna da 5 mt. ad azione media di punta, con una vetta riportata, abbinata ad un mulinello di dimensione 2500 o 3000, con imbobinato almeno 150 mt. di monofilo dello 0.14. Per la lenza occorre un galleggiante scorrevole di forma allungata, meglio se realizzato in penna di pavone, con portata di 3 - 4 gr., una piombatura realizzata con pallini di piombo a scalare detta scalarina e il terminale con amo di misura dal n° 16 al n°22 a secondo delle esigenze, esche....bigattini (cagnotti)  500 gr. come da regolamento.

La prima operazione da fare è quella di realizzare la scalarina (piombatura) per il galleggiante che si vuole utilizzare, quindi, dopo aver preparato la canna, infiliamo il galleggiante scorrevole sul filo del mulinello e poi leghiamo una microgirella con moschettone, a questo punto prendiamo uno spezzone di filo di circa 3 mt. dello 0.12, alle due estremità facciamo delle asole e lo fissiamo al moschettone, ora incominciamo a piombare il galleggiante fissando pallini spaccati di misura variabile dal n° 5 al n° 11 sul filo, distanziandoli una decina di cm. tra loro, partendo con quelli grossi vicino al galleggiante e scendendo poi man mano a scalare con i numeri intermedi per arrivare all'altra asola con i più piccoli, fino a taratura del galleggiante che dovrà sporgere dall'acqua 2 o 3 cm., fatto questo possiamo legare il terminale che sarà composto da uno spezzone di filo dello 0.10 o 0.08 lungo 50 cm. con un amo del 20 - 22 se pescheremo con uno o due bigattini a penzoloni, altrimenti mettiamo un amo del 16 o 18 per pescare con fiocchetto di bigattini. A questo punto siamo pronti a pescare, ricordandoci però di fare il nodo di stopper per il galleggiante, per poter regolare la profondità di pesca.

L'azione consiste nel lanciare la lenza al largo a tiro di fionda, facendo attenzione a richiamare con movimento all'indietro della canna la lenza in fase di ingresso in acqua per distendere la piombatura, altrimenti si rischiano dei mostruosi grovigli, in seguito dando filo si attende che il galleggiante entri in pesca. Ora dobbiamo solo pasturare a bigattini con la fionda sopra al galleggiante e attendere, ovviamente con canna in mano l'abboccata. Premetto che in questa pesca la pasturazione è di fondamentale importanza e consiglio all'inizio di pescare staccati dal fondo di qualche metro, innescando su amo del 22 uno o due bigattini a penzoloni lasciando l'amo scoperto, poi col passare del tempo, scendere e far appoggiare il terminale al fondo, innescando i bigattini a fiocchetto su un amo più grosso, in modo da sfruttare la pastura depositata sul fondale. Pescando nel periodo invernale conviene stare a diretto contatto con il fondale, mentre nei mesi caldi si può benissimo pescare a mezz'acqua.

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Pescare con la canna fissa

La canna fissa.........la definirei la scuola di pesca per eccellenza, quanti di noi alle prime armi anno iniziato manovrando tale attrezzo, ovviamente vi sono molte varietà di canne fisse, a partire dai materiali e di varie misure. Generalmente le canne corte chiamate tali fino a circa 4,5 mt. di lunghezza vengono utilizzate sotto riva per la pesca di alborelle, triotti, vaironi, ecc., praticamente tecniche di pesca dove di solito la quantità del pescato è elevata e di piccola taglia, poi vi sono le canne medie, con lunghezza dai 4,5 mt. fino a circa 6 - 7 mt. utilizzate sia per la minutaglia che per pesci di taglia superiore, con lo scopo di esplorare un tratto di riva più ampio, in fine vi sono le canne lunghe, definite tali oltre i 7 mt. di lunghezza fino ad arrivare ad oltre 11 mt., queste ultime sono quasi sempre progettate per la pesca dei pesci di taglia (salvo rare richieste in ambito agonistico), e devono essere realizzate con ottimi materiali (carbonio, kevlar, ecc.) per essere leggere, robuste e maneggevoli, lo svantaggio.... ...... il costo elevato.  Detto questo, ritorniamo al Lario, che, essendo un ambiente con corona o gronda abbastanza vicina a riva, quindi con un fondale che degrada velocemente nei primi 10/15 mt. di costa,  se miriamo al pesce di taglia è preferibile l'utilizzo di canne lunghe, a meno che si vogliano pescare dei piccoli pesci come detto in precedenza, allora anche canne di media lunghezza vanno bene. I pesci di taglia che ci possono interessare sono principalmente ciprinidi, tra i quali, cavedani, pighi, scardole, tinche, carpe, gardon, ecc. tutti pesci insidiabili con canna fissa pescando presso la gronda o in prossimità di erbai.   Ma come pescare?    

Qui sotto illustro alcune montature classiche destinate alla pesca di determinate specie ittiche, il corpo di lenza generalmente è formato da monofilo di diametro 0.12, al massimo solo nel caso di pesca a scardole, carpe, tinche, ecc. corpo di lenza dello 0.14 con terminale dello 0.12. La grammatura del galleggiante non deve superare 1,5 gr. di peso per non penalizzare l'azione di pesca, va considerato che il numero dei pallini e la dimensione sono da rapportare al galleggiante impiegato, in particolare per le  lenze n° 1, 2, e 3, è consigliabile nei pressi dell'amo utilizzare pallini di piccolo diametro n° 10 o 11 per non insospettire specie come il cavedano, ma comunque non salire oltre al n° 8 per non creare lenze "grossolane". La misura degli ami andrà rapportata al tipo di esca, si possono impiegare ami del n° 16 o 18 per innesco di bigattini a grappolo o calzati, mentre per inneschi singoli a penzoloni meglio utilizzare ami del n° 20 - 22  e in caso di estrema diffidenza anche n° 24, il colore ideale....... quelli con leggera brunitura. Se si vogliono innescare piccoli lombrichi vanno bene ami del n° 10 - 12 - 14 a gambo lungo bruniti o bronzati.

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Le tecniche da riva continuano al link qui sotto.