La cavedanera o cane

Qui sotto schema di pesca con singolo divergente, cliccare sull'immagine per ingrandirla.

La cavedanera è praticamente un derivatore, essa viene chiamata anche in altri modi, "barchino" (per la sua forma), "cane" (essendo sempre al fianco dell'imbarcazione che la manovra), ecc. è composta da due assicelle di legno disposte verticalmente dalla forma carenata simile a un'imbarcazione, davanti arrotondate e leggermente appuntite, dietro tronche, tenute verticali all'acqua tramite altre due assicelle orizzontali che le uniscono, in modo da farla sembrare una piccola imbarcazione simile ad un catamarano. Lo scopo della cavedanera è quello di navigare parallela all'imbarcazione avendo la tendenza a divergere, generalmente se ne utilizzano due, una per lato, trattenute ognuna da un cordino detto trave, lungo circa 50mt., recante, a intervalli di circa 7-8 mt., 5 o più attacchi costituiti da piccoli moschettoni, dove vengono agganciati dei terminali recanti le esche del diametro di 0.25/0.30 mm., lunghi da una decina di metri vicino al divergente fino a 30 mt. presso l'imbarcazione. Il trave, è collegato a sua volta alla punta di un palo alto circa 3 - 4 mt., fissato a prua della barca, con la funzione di tenere il tutto sollevato, facendo lavorare in acqua solo la parte terminale dei braccioli, in modo che le esche lavorino a galla. Sul trave sono fissati dei fiocchetti di lana colorata o piccole palline colorate in corrispondenza dei braccioli, servono da segnalatore l'abboccata. Sul lato della barca o in entrambe i lati nel caso di utilizzo di due barchini, è fissato un cordino collegato al trave, servirà da tirante di richiamo in caso di abboccata del pesce, per procedere al recupero.

Azione di pesca:
Una volta fissato il trave al palo, all'estremità opposta si fissa il divergente o barchino tramite un anellino posto sul fianco dello stesso,  lo si cala in acqua trattenendolo attraverso il trave con la mano e procedendo a velocità ridotta (al minimo), esso incomincerà ad allontanarsi parallelamente dalla barca, man mano che cediamo corda, agganceremo i terminali ai rispettivi attacchi recanti il fiocchetto di lana o altri segnalatori posti sul trave, fin quando tutto il trave è disteso restando sollevato dall'acqua e facendo lavorare solo i terminali con le esche. Quando si aggancia un pesce, si noterà il segnalatore sul trave che, tirato dal terminale catturante annuncerà l'abboccata. A questo punto prendiamo il tirante di richiamo, lo recuperiamo per afferrare il trave e incominciamo a recuperarlo disponendolo a spire sulla barca, man mano che arrivano i terminali, li stacchiamo e li avvolgiamo su degli aspi fino ad arrivare a quello con agganciata la preda, la slamiamo e poi, ripetiamo l'operazione inversa per ripristinare il tutto in pesca. La cavedanera viene utilizzata per pescare tutte le specie ittiche che mangiano in superficie, dal cavedano in estate da cui prende il nome, fino alla trota d'inverno che staziona a galla, è una tecnica che richiede una certa esperienza e padronanza dell'attrezzo e un discreto campo d'azione. Nelle moderne cavedanere l'azione di recupero del trave e dei terminali, viene eseguita con appositi mulinelli tipo "molagna" o degli appositi aspi, al fine di semplificare l'operazione di pesca ed evitare ingarbugli sulla barca.