Pesca del coregone

Prima di parlare delle tecniche di pesca dei coregoni, va fatta una piccola introduzione.

I coregoni, (Coregonus lavaretus) lavarello e (Coregonus macrophthalmus) bondella, sono stati importati in Italia, il primo dovrebbe essere l'ibridazione naturale di due specie d'oltralpi immessa nei nostri laghi prealpini dal 1860, il secondo proveniente dal lago di Neuchatel (CH), è stato introdotto nel lago di Como intorno al 1970. Si tratta di pesci appartenenti alla famiglia dei salmonidi, lo denuncia la presenza della pinna adiposa all'inizio del peduncolo caudale. D'abitudini planctofaghe, questi pesci in Italia fino al 1987/88 erano prede esclusive delle reti dei pescatori professionisti fin quando, un commerciante di Cernobbio (CO) appassionato pescatore, durante un viaggio nella vicina Francia apprese la tecnica per poter pescare questi pesci con la canna, importando così la "Peche à la sonde" ovvero "La pesca alla sonda". Si tratta di una tecnica simile al bolentino, praticata da un'imbarcazione con corte canne e delle lunghe amettiere, utilizzando come esche, delle imitazioni di larve di chironomo, alimento principale di questi pesci.
Ora lasciamo il passato e torniamo al presente. Attualmente vi sono tre scuole ben distinte per la pesca del coregone:
- La scuola Austriaca, che prevede l'uso di canne da lancio di 4/5 mt. con grossi galleggianti;
- La scuola Francese, che utilizza una corta canna chiamata cannino, con montato un piccolo e leggerissimo mulinello;
- La scuola Svizzero-Tedesca, che utilizza la così detta "canna da spalla", abbinata al classico mulinello denominato "ruota";
Detto questo, non mi resta che descrivere queste tecniche.

Normative:

Nel lago di Como è consentito anche l’utilizzo dei seguenti attrezzi tradizionali: Amettiera per coregoni, con un massimo di 15 ami. Il limite di 15 ami va riferito al singolo pescatore, non al singolo attrezzo. In caso di utilizzo contemporaneo di più canne, non si deve pertanto superare il numero complessivo di 15 esche. Non si può pescare con l’amettiera   durante il periodo di divieto dei coregoni. Per la pesca ai coregoni con l’amettiera è inoltre necessario usare il tesserino provinciale segnapesci. In caso di utilizzo di un numero di esche superiore a 5 è consentito trattenere soltanto i coregoni e il salmerino alpino. Esemplari appartenenti ad altre specie devono essere immediatamente rilasciati.

Dalla barca è inoltre possibile utilizzare l'ecoscandaglio, solo per trovare i pesci e va tenuto spento durante la pesca.

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La pesca alla sonda:


Questa tecnica definita di scuola "Francese" mira alla pesca del coregone per mezzo di corte canne con lunghe amettiere, è resa differente dalla tecnica "Svizzero-Tedesca" solo per la canna, che in quest'ultima è del tipo da spalla e il mulinello utilizzato è la cosiddetta "ruota".
Ora vediamo in cosa consiste detta tecnica.
Va precisato che la si pratica da un'imbarcazione, utilizzando una canna che può essere in monopezzo o in due pezzi ad innesto chiamata cannino, lunga circa cm.170/190 con un'azione di punta e un vettino sensibilissimo. Sulla canna va montato un mulinello il più leggero possibile (con imbobinato del filo dello 0.24 oppure del trecciato), questo per rendere l'attrezzo nel complesso leggero e quindi molto sensibile alle impercettibili abboccate del coregone. L'azione di pesca inizia con l'ancoraggio della barca su un fondale dove stazionano i pesci, (solitamente a secondo delle stagioni i luoghi sono gli stessi e certamente altre imbarcazioni ne denunceranno la presenza) dopodichè si cala la lenza composta da un'amettiera lunga dai 4 ai 7 mt., (recante un numero variabile di moschette che imitano dei chironomi , in base alle disposizioni di legge, che sul lago di Como è di 15 ami per pescatore) fissata al filo di bobina con un moschettone e in basso porterà un piombo di circa 8/10 gr. Una volta calata la lenza fino a toccare il fondo la si solleva molto lentamente per circa 30 cm., per poi dopo una breve pausa ritornare giù sempre lentamente. La mangiata del coregone può essere avvertita in vari modi durante questo saliscendi, si può avvertire un leggero tremolio oppure una spiombata sulla vetta, ma quando i coregoni sono difficili, percepire la mangiata è quasi una sensazione, infatti in certe giornate che i pesci mangiano in maniera delicata, solo i pescatori più esperti riusciranno a catturarli. Una volta agganciato il pesce, bisogna recuperarlo molto lentamente, primo perchè ha un apparato boccale molto delicato e si rischia di perderlo forzando il recupero, secondo perchè essendo stato ferrato a 40 mt., (specie nel periodo freddo), risalendo velocemente, al pesce si gonfia la vescica per effetto della decompressione e, una volta rilasciato muore non riuscendo a riguadagnare il fondo. Quando il coregone arriva sotto l'imbarcazione lo si dovrà guadianare, ma essendo la canna molto corta e l'amettiera lunga bisognerà utilizzare un espediente, più esattamente una prolunga composta da una vecchia canna con i pezzi della vetta mancanti, dove si potrà inserire a baionetta il cannino, alzandolo così per qualche metro consentendo il recupero del pesce. Una raccomandazione, se i pesci sono di piccola taglia o comunque verranno rilasciati, bagniamoci le mani prima di slamarli, onde evitare di danneggiare il loro muco protettivo.

Ricordo che la misura minima del Coregone nel lago di Como è 30 cm., sono consentiti n° 10 capi giornalieri e il divieto di pesca decorre dal 1 Dicembre al 15 Gennaio, inoltre per poterlo pescare occorre munirsi di un tesserino segnapesci distribuito gratuitamente dagli uffici della provincia o da alcuni negozi di pesca autorizzati.

Nelle immagini qui sotto dall'alto e da sinistra:

Canna da spalla, mulinelli Ritma 72, ruota, imitazioni di chironomi; Posizione di ormeggio

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Pesca del Coregone con il galleggiante

La pesca del coregone con il galleggiante, proviene dalla vicina Austria, infatti viene definita “Tecnica Austriaca”. Per praticarla occorrono una canna da lancio sui 4/5 mt. di lunghezza, di una certa potenza ma non eccessivamente rigida (per i piombi che andremo ad usare), con un mulinello caricato di filo dello 0.25, quindi dei galleggianti con aggancio tipo inglese come quello a destra nello schema, alcune amettiere di circa 4 mt. come per la pesca alla sonda ed infine dei piombi del tipo a pera con girella, del peso variabile tra i 25 e i 40 gr..
La realizzazione della lenza è molto semplice, si prepara la canna con il filo inserito negli anelli, poi s’infila il galleggiante quindi si lega una girella con moschettone alla quale andrà agganciata l’amettiera e in fondo il piombo. Per fermare il galleggiante alla profondità desiderata si effettua il classico nodo con la lana, o si usano i gommini fermascorrevole in commercio.
L’azione di pesca consiste nel lanciare nel punto dove si presume ci siano i pesci partendo da un profondità massima dell’amettiera, ovvero con il piombo appena sollevato dal fondo per fare restare diritto il galleggiante in pesca, se poi non si vedono abboccate, si può salire di 3/4 mt. alla volta verso la superficie spostando il fermo del galleggiante. Le mangiate si manifestano in due modi, o si verifica un rapido affondamento del galleggiante, oppure lo stesso si sdraia sull’acqua per effetto della spiombata del pesce che mangia a salire. In entrambi i casi non bisogna ferrare forte, basta una leggera tensione del filo perchè il coregone si sarà autoferrato per la resistenza opposta dal grosso galleggiante e dal pesante piombo, recuperiamo lentamente per non perdere il pesce rompendogli l’apparato boccale molto delicato, alla fine un guadino farà il resto.

Cliccando qui, si apre un disegno che mostra come realizzare il galleggiante per la pesca del coregone.

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